In merito ai nazisti e fascisti a Modena.
In merito al presidio antifascista del 15 dicembre.
Quando il nemico siamo noi e non i fascisti.
Questore e Sindaco legittimano i fascisti e i nazisti in città cambiando da corteo a presidio la loro manifestazione, con il gioco delle tre carte, il medaglia d’oro al valor militare della resistenza l’hanno messo sotto ai piedi.
Per venerdì 15 dicembre ho richiesto un presidio in Largo Garibaldi, una telefonata della questura mi invitava a richiedere Largo Porta Bologna dove comunque a loro dire, eravamo visibili, cosa che ho fatto. Mi viene autorizzato Largo Porta Bologna, con bandiere, striscioni, musica e volantinaggi.
Arrivo il 15 dicembre alle ore 20 in via Emilia e mi vengono chiesti i documenti per entrare nella piazza che a me era stata autorizzata.
Gli urlo che a nessuno vanno chiesti i documenti per partecipare ad un presidio antifascista.1 Ottobre 1920
Il presidio contava già 300 persone, mi dirigo sul lato della piazza verso Largo Garibaldi e trovo un enorme schieramento di polizia con scudi, caschi e manganelli già pronti in mano. Urlando invito la polizia a spostarsi sul lato di Martiri della Libertà perché questi erano gli accordi sulla visibilità della nostra piazza e che loro non potevano stare così al ridosso del presidio e per di più sulla piazza a me autorizzata. Era una enorme provocazione, e chiara. La piazza era completamente blindata. Il presidio aumenta a 400 compagni e compagne. Cerco di fare entrare da Largo Garibaldi l’auto con l’amplificazione per fare una assemblea ed uscire dalla piazza in qualche modo perché la trappola fascista era evidente. La macchina non la fanno entrare, la tensione in piazza sale a dismisura, mi sposto su via Emilia-Canalgrande per cercare di fare entrare da quella parte la macchina con l’impianto, a quel punto i botti e le cariche della polizia. Torno verso Porta Bologna con l’autorizzazione in mano per capire cosa era successo e se il presidio era da considerarsi sciolto e ricevo due calci democratici in pancia. Il resto non lo conosco.
Proprio la sera, 48 anni dopo, dell’assassinio di Giuseppe Pinelli anarchico, militante USI ucciso dallo Stato per coprire la Strage di Piazza Fontana di Milano eseguita dai fascisti.
L’atteggiamento del questore è stato un atteggiamento che ha cercato lo scontro, dove non esiste la libertà ma la costrizione, l’accerchiamento, l’asfissia e poi le cariche.
La deriva fascista delle istituzioni è lenta ma continua.
La polizia ormai è al servizio del fascismo di Stato e del fascismo dei fascisti.
Il 16 gennaio 2016 ci viene vietato come USI un presidio in Piazza Matteotti in concomitanza con l’autorizzazione a Roberto Fiore di un comizio.
Il sindaco continua a negarci la restituzione del patrimonio storico distrutto dai fascisti nel 1923.
Il 21 ottobre l’USI Modena comunica un presidio davanti a Benetton in Via Emilia in solidarietà al popolo Mapuche ed il questore pretende che lo facciamo davanti a Nespresso, a 50 metri di distanza, i fogli di via del decreto Minniti stanno colpendo sempre più e anche i nostri militanti, i manifestanti No Tap a cui legano le braccia coi lacci e l’elenco sarebbe infinito.
Esprimo solidarietà a tutti quelli e a tutte quelle colpite dai manganelli e dalla repressione.
Ringrazio tutti e tutte le aderenti USI presenti e quanti e quante erano presenti al presidio.
Evitiamo, compagni e compagne di cadere nelle trappole in cui ci stanno attirando, continuiamo la lotta antifascista e continuiamo ad estenderla a tutta la società, non perdiamo di vista il nostro obiettivo.
Ultima cosa, nella serata del 15, siamo andati in questura a chiedere notizie dei due fermati, come al solito ci hanno preso per il culo, dicendoci che erano stati fermati 2 di Modena, infatti erano di fuori, siamo usciti ricordandogli di Giuseppe Pinelli, Federico Aldrovandi, Uva e tanti altri.
Bertoli Franco segretario nazionale USI-AIT
Gli oltre quattrocento antifascisti convenuti a Porta Bologna si sono dovuti, fin da subito, contrapporre alle provocazioni di una Questura che ha fatto di tutto per ostacolare la mobilitazione antirazzista e alzare strumentalmente la tensione. Prima opponendosi al tentativo della polizia di chiudere il presidio da entrambi i lati e pretendere i documenti a tutti coloro che stavano raggiungendo la piazza, poi contrastando la decisione di sequestrare senza motivo la vettura che stava regolarmente portando l’amplificazione al presidio autorizzato: chi c’era in piazza può confermarlo. Tutto nel mentre, a diverse centinaia di metri, venivano lasciati squadristi di Forza Nuova e naziskin del Veneto Fronte Skinheads, insieme a Terra dei Padri, di rigurgitare liberamente con la scusa dello Ius Soli ideologie da cui Modena, e l’Emilia intera, si è liberata con immenso sacrificio e sangue di tanti, ideologie che oggi vorrebbero tornare aggressivamente alla ribalta.
La tensione, alzata strumentalmente in un escalation di provocazioni poliziesche, è arrivata al culmine con le cariche brutali che hanno investito il presidio con una violenza che a Modena non si vedeva da anni: ne sono una prova i diversi feriti – alcuni gravi – che hanno ricevuto le cure mediche e i fermati, pescati a caso tra la folla. A tutti loro va la nostra solidarietà, e ne reclamiamo a gran voce la liberazione.
Tuttavia, ci preme innanzitutto rilevare come una mobilitazione antifascista nata dal basso, partita settimane fa attraverso l’inchiesta, lo smascheramento e la controinformazione sulla vera natura del sedicente comitato “Difendi Modena”, poi allargatasi e culminata nella grande piazza antirazzista di ieri sera di Porta Bologna, abbia ottenuto il risultato non scontato di contrapporsi e ridimensionare fortemente quella che nei fatti voleva essere una calata della galassia nera extraregionale: nonostante la scandalosa autorizzazione dopo i fatti di Mantova e Como, la città completamente militarizzata dalla polizia, l’imponente scorta pagata loro dai contribuenti, i fascisti si sono trovati di fronte una città ostile e una piazza antifascista viva, pronta a respingerli, con determinazione e senza delegare, senza “porgere l’altra guancia” come vorrebbero certe retoriche che lasciano campo libero allo squadrismo organizzato. I fascisti non hanno potuto girare liberamente per Modena, questo è un dato di fatto.
Infatti, in questi anni di impoverimento generale, di politiche antipopolari dei governi prima di destra e poi a targa PD, di sdoganamento del razzismo e di legittimazione democratica dei movimenti fascisti, ieri si sono viste più di quattrocento persone tra giovani e più vecchi, operai e studenti, solidali e lavoratori, provenienti dalle più svariate associazioni della società civile, partiti, sindacati e realtà sociali antirazziste, scendere in strada affrontando la brutalità della polizia e rischiando la libertà per rifiutare l’apatia, la rassegnazione e la ricerca di un facile capro espiatorio che fascisti e loro protettori vorrebbero imprimere in questo decimo anno di crisi permanente, per deviare la giusta rabbia degli sfruttati verso chi è ancora più oppresso o marginalizzato. Crediamo non sia un dato da poco, e da qui occorre ricominciare.
Dall’altra parte, dietro decine e decine di camionette e centinaia di poliziotti antisommossa, poche decine di modenesi, nessun giovane e tanti militanti venuti da fuori di quelle organizzazioni che in tutta Italia organizzano cacce all’immigrato, accoltellamenti e aggressioni di gruppo a compagni, intimidazioni squadriste a persone pacifiche e campagne d’odio razziale nelle periferie, che vorrebbero un ordine sociale instaurato sul sangue e sui privilegi derivati dall’appartenere a determinate “razze”, nel più totale sdoganamento democratico. Per questo crediamo che l’antifascismo non vada delegato a istituzioni colluse, e tanto meno lasciato a chi ne fa un’innocua banderuola nel periodo di elezioni: il contrario di fascismo, infatti, non è democrazia, ma lotta di classe.
Dalla mobilitazione antifascista di ieri sera ripartiamo, consapevoli dei suoi limiti ed errori, delle nostre mancanze e degli enormi passi ancora da fare, ma con la certezza che la lotta per una società più libera, eguale e giusta debba passare obbligatoriamente da una pratica antifascista quotidiana e determinata, quanto più inclusiva dal basso ed espansiva orizzontalmente. Quello di ieri è solo un piccolo tassello, ancora insufficiente, ma da coltivare con tenacia.
Sappiamo che è sull’indifferenza da cui crescono i germogli delle ingiustizie sociali e dei fascismi che si portano appresso. E noi non vogliamo rimanere a guardare.
Emilia Antifascista